Il parcheggio Valdo Fusi? «Abbattete l’ecomostro»

07 settembre 2004

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C’era da aspettarselo: prima o poi qualcuno avrebbe presentato un’interpellanza contro il nuovo parcheggio di piazzale Valdo Fusi che già tante critiche non mancò di scatenare prima dell’estate. E adesso quel documento è puntualmente arrivato. Il titolo? «Piazzale Valdo Fusi, abbattete l’ecomostro». A presentarlo, proprio ieri, un consigliere comunale di Forza Italia, Luigi Tealdi. «Ero stanco di passare davanti, tutte le mattine, a questa autentica bruttura - ha dichiarato ieri il consigliere azzurro - e allora mi sono detto: proviamo almeno a salvare il salvabile con un’interpellanza inviata all’assessore alla Viabilità Maria Grazia Sestero». E, a giudicare dai sorrisi di approvazione che il documento ha suscitato anche in parecchi consiglieri di maggioranza, Tealdi pare avere centrato l’argomento: «Rilevato che per quanto si può intravedere, anche con il beneficio del dubbio, la struttura in legno che padroneggia al centro della piazza è oggettivamente brutta - si legge nell’interpellanza - fuori contesto urbano, non in linea con i criteri che la Città si è data in tema di arredo urbano e rilevato altresì che le orribili strutture portanti degli inutili giardini scoscesi impediscono la visuale della piazza per i passanti e automobilisti delle vie Giolitti e Cavour, soffocando anche ogni attività commerciale e di terziario collocata a livello stradale e creando pregiudizio inoltre agli interi stabili che circondano la piazza... tutto ciò premesso si chiede al sindaco e all’assessore chi abbia immaginato, inventato e progettato l’ecomostro in oggetto e se allo stato attuale non sia possibile intervenire radicalmente con l’abbattimento di tutte le strutture fuori terra e procedere con uno studio della piazza in linea con i criteri già adottati dalla città per gli altri parcheggi sotterranei cittadini». Questo dall’opposizione. Ma pare che anche l’ex assessore all’Arredo urbano Gianni Vernetti, domenica scorsa, abbia denigrato l’opera spiegando che si tratta di un «progetto orrendo» che all’epoca non era nemmeno finito per un «okay formale» sulla sua scrivania.