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28 dicembre 2004

lettera di Luigi Bobbio

«Da un po' di tempo a Torino c'è da tremare ogni qual volta vengono annunciati interventi per il recupero di aree e strutture, visto che poi troppo spesso vengono completamente distrutte o, quantomeno, viene alterata eccessivamente la loro identità. Gli esempi non mancano di certo con quello che si è fatto, che si sta facendo e che si sta tentando di fare: partendo da piazze, parchi ed aree archeologiche, per arrivare agli elementi di architettura industriale, teatrale, espositiva e sportiva. Solo per quest'ultimo caso, visto che stiamo per essere insigniti del titolo di "Città Olimpica", nell'ultimo decennio sono stati completamente rasi al suolo lo stadio Filadelfia, l'ippodromo del galoppo, il campo d'atletica del Comunale e la piscina Olimpica; il Palazzo a Vela è stato sventrato e ridotto ad una tettoia, mentre si stà eccessivamente alterando lo Stadio Comunale. «Invece di spendere alcune migliaia di euro all'anno per la giusta manutenzione, mantenendo e sfruttando il patrimonio che si possiede, si preferisce ignorare e trascurare, se non addirittura disprezzare, facendo niente per decenni e poi intervenire radicalmente e sconvolgere tutto. Da qualche anno c'è pure la mania di "riempire" a tutti i costi, con opere provvisorie o definitive, le varie aree libere in piazze, parchi e pertinenze di importanti edifici (spesso veri e propri monumenti), trascurando il fatto che tali spazi permettono anche di valorizzare l'aspetto architettonico, prospettico e paesaggistico del bene stesso e di quello che gli sta attorno. Le critiche vengono sempre zittite, affermando che per ogni intervento si è svolto un concorso tra i migliori architetti al mondo... ma, dai risultati ottenuti, forse il problema si cela nelle commissioni giudicanti: perché non vengono mai mostrati i progetti "sconfitti", visto che anch'essi sono stati fatti per la Città e, quindi, per i suoi cittadini?»